Introduzione

Nella sua attività il counselor si muove fondamentalmente in due direzioni principali strettamente collegate fra loro: la prima è la coltivazione della consapevolezza che è il presupposto necessario per la seconda, cioè la valorizzazione delle capacità e dei talenti individuali che, a loro volta, consentono un miglior approccio alle situazioni problematiche della vita.

La consapevolezza è la parola chiave che ricorre in molte trattazioni sul counseling ma vale la pena, secondo me, fare qualche puntualizzazione sul termine. In italiano con “essere consapevole” si intende il sapere qualcosa, sapere di fare qualcosa, sapere di sentire qualcosa. A me piace pensare che consapevolezza abbia a che fare con l'essere più che con il sapere. Per illustrare questa sottile differenza possiamo pensare a cosa vuol dire sapere di respirare - o sapere come si respira - e respirare. Un esperto di fisiologia saprà spiegare con precisione come si respira e riuscirà ad illustrare ogni parte del corpo coinvolta e i relativi meccanismi di funzionamento. Mentre spiega come funziona la respirazione egli stesso respira e probabilmente sa che sta respirando; però, quasi sicuramente non sente che sta respirando: non sta attento alla ricchezza delle sensazioni fisiche che il corpo restituisce durante l'atto del respirare.

Porre l'attenzione su questa ricchezza di sensazioni fisiche, sull’esperienza stessa è invece il fulcro della definizione di consapevolezza (di Mindfulness) proposta da Jon Kabat-Zinn[1]: "La consapevolezza è essenzialmente attenzione"[2], "prestare attenzione in modo particolare, intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante".

Questa definizione ci riporta a quella di Eduardo Giusti “Essere consapevole significa sentire i propri movimenti interni, le sensazioni, i sentimenti che emergono, dirigere l’attenzione sui propri bisogni nel momento presente”[3].

La consapevolezza è uno stato mentale. Uno stato mentale che sorge, si stabilizza ma che può indebolirsi e scomparire; è uno stato mentale che va coltivato e a cui bisogna allenarsi. La consapevolezza è l’essere presente all’insorgere delle sensazioni, delle emozioni e dei pensieri, l’accorgersi del verificarsi dei fatti di coscienza nell’immediatezza dell’evento. Sentire l’esperienza, vivere l’esperienza psicofisica momento per momento ci consente di avere un nuovo modo di relazionarci alla vita quotidiana perché ci consente la disponibilità delle nostre capacità nonché la consapevolezza dei nostri limiti. Si tratta della prospettiva biopsicosociale[4],[5] della salute intesa come piena disponibilità di sé stessi, come disponibilità

-        del corpo: capacità di rispondere fisicamente alle sfide e alle opportunità della natura e della vita secondo un metro derivante da un dialogo pulsante con il proprio corpo;

-        dei pensieri: essere in grado di discernere pensieri salutari e non salutari;

-        del tempo: cercare una qualche armonizzazione tra il tempo della società, il tempo della natura, il tempo dei progetti e il tempo dei desideri;

-        delle relazioni: coltivare quelle che ci fanno star bene e ci fanno crescere e imparando a rinunciare a quelle che ci condizionano;

-        delle decisioni: essere capaci di scelta.

Inoltre, perseguire questa piena disponibilità significa coltivare la libertà.

Avere questa disponibilità significa essere liberi da condizionamenti; il non condizionamento si persegue coltivando (anche con l’allenamento) presenza mentale e consapevolezza. Cerchiamo di essere in contatto con noi stessi, di avere la mente aperta, non catturata da ossessioni, di avere contezza del nostro stato psicofisico, momento per momento al fine di vivere liberamente, con libera mente – come vuole un gioco di parole molto usato.

Salute è quindi libertà, è pienezza della vita e quindi piena disponibilità delle nostre risorse… dei nostri talenti; questa è la prospettiva del counseling:

-        la crescita personale, non solo come empowerment: si può pensare a dimensioni evolutive e adattive che consentano di prospettare una rinnovata umanità in cui ci sia una trasformazione culturale verso spazi di libertà, di apertura e di benevolenza;

-        consapevolezza e manifestazione di doti spesso già esistenti;

-        relazioni salutari basate sul contatto empatico;

-        compliance alle linee guide del benessere e della salute (stili di vita, alimentazione, sport…), prevenzione del burnout, gestione dello stress.

Lo stress

La “Gestione dello stress” è un tema tradizionale del counseling. D’altro canto, il protocollo MBSR Mindfulness Based Stress Reduction, creato da Jon Kabat-Zinn, si focalizza sullo stress, sulla gestione e sulla riduzione di esso.  Tematiche queste che sono centrali nella prevenzione e nella promozione della salute in cui lo stress è inteso sia come il complesso di stimoli dal mondo e dalla vita, più o meno pressanti, che ci possono premiare (eustress) o esaurire, sia come uno stato di tensione dell’organismo volto alla sua difesa ma che ne disturba l’equilibrio omeostatico sia come una difficile connessione con il mondo.

Centrale è il modello di Hans Selye secondo cui “lo stress è una risposta essenziale per la vita, la completa libertà dallo stress è la morte”. Contrariamente a quanto si possa pensare, non dobbiamo e non possiamo evitare lo stress, ma possiamo andargli incontro in modo efficace traendone vantaggio, imparando di più sui suoi meccanismi, e adattando ad esso la nostra filosofia dell’esistenza”.

Il modello di Selye prevede una sequenza di tre stadi nell’interazione dell’individuo con situazioni stressanti.

C’è una prima fase di allarme (fig.1) in cui l’individuo riconosce gli agenti stressanti, ne valuta l’entità e mobilita risorse fisiche, psichiche e cognitive per farvi fronte: ad esempio si accorge della necessità di gestire il proprio tempo tra tanti impegni professionali e familiari, problemi di salute, aspirazioni e progetti. Dal punto di vista fisiologico vi è una grande attivazione del circuito ipofisocorticosurrenale. Questa fase può essere ancora produttiva e produrre una certa soddisfazione (adrenalina sta cominciando a circolare, la prospettiva del successo può motivare, …)

 

 Fig.1

C’è poi una fase di risposta, di resistenza o di reazione in cui vengono effettivamente messe in campo misure, “combattimento, fuga o freezing”, operazioni e strategie che risolvono i problemi, fanno avanzare i progetti, onorano gli impegni, curano il corpo e la mente (adrenalina, cortisolo, ipereccitazione, pressione del sangue in aumento, battito cardiaco in aumento, attività gastro-intestinale rallentata, …)

Quando l’esposizione allo stress si protrae in modo abnorme, le manifestazioni (sintomi) della reazione crescono di numero e di forza, si protraggono nel tempo, possono cronicizzarsi (ipereccitazione cronica, ipertensione, aritmie, disturbi del sonno, mal di testa e mal di schiena cronici, ansia) e diventano a loro volta elementi stressanti. L’organismo nel suo complesso viene schiacciato tra stressori interni ed esterni. Subentra una fase di esaurimento (fig.2): l’individuo crolla, sente che non è più in grado di gestire la pressione, gli attacchi dei fattori stressanti e sborda come un contenitore (organismo psicofisico) riempito di liquidi (fattori stressanti) e non sufficientemente eliminati da rubinetti di drenaggio (soluzioni)[6].  In questa fase possono essere messe in atto strategie inappropriate (iperlavoro, iperattività anche sportiva, abuso di cibo, uso e abuso di farmaci e sostanze); la corteccia surrenale entra in uno stato di esaurimento funzionale e si possono produrre nell’organismo vere e proprie patologie (visione psicosomatica) e può sopraggiungere la morte.

 

 Fig.2

 

 Fig.3

L’alternativa sana è quella di smettere di reagire allo stress, di interrompere il ciclo automatico della reattività e invece rispondere ad esso individuando strategie corrette di adattamento: risposta (fig.3) anziché reazione. La pratica meditativa permette di confrontarsi sistematicamente con i nudi fatti della esperienza nel qui e ora, osservando ogni evento come se capitasse per la prima volta. La consapevolezza ha un ruolo chiave: se si è pienamente presenti mentre l’evento stressante avviene, la consapevolezza cambia l’intera situazione e consente di fermarsi prima di reagire, consente di elaborare una risposta e quindi agire. Si è in grado di sentire in modo diverso, di ri-percepire la situazione, darne una nuova valutazione, di creare un qualche distacco. L’ideale sarebbe tornare a considerare lo stress per quello che è, cioè la normale situazione vitale a fronte della quale mobilitare le nostre migliori qualità, i nostri talenti. Se anche la situazione è oggettivamente pesante, possiamo cercare di disinnescarne il potenziale esplosivo, di raffreddarla nella pericolosità e riscaldarla di compassione e gentilezza; insomma adattare il nostro stile di vita per migliorarne la qualità.

Counseling e Mindfulness: un’integrazione già attuata

Riassumendo, il counseling coltiva la disponibilità del corpo, dei pensieri, del tempo, delle produzioni e delle decisioni, coltiva la disponibilità delle nostre risorse, dei nostri mezzi… dei nostri talenti attraverso la consapevolezza. Coltivare la consapevolezza e la presenza mentale sono temi centrali della pratica di Mindfulness (meditazione di consapevolezza). Counseling e Mindfulness si integrano; “La funzione del counseling è quella di aiutare la persona a organizzare la propria vita, in modo da controllare in una certa misura il dolore, conservare una prospettiva ottimistica e di fiducia nelle proprie risorse, e intraprendere quelle attività di lavoro o di svago che rientrano nelle sue possibilità[7]. Counseling e Mindfulness condividono lo stesso scopo: portare il cliente e farlo stabilizzare in uno stato mentale di consapevolezza.

Conclusioni

Sia come counselor, sia come insegnante di MBSR e di Mindfulness cerco di assumere la posizione che la salute è essenzialmente libertà. Questa libertà, intesa come non condizionamento, la cerco io stesso attraverso il counseling e le pratiche di mindfulness, pratiche che mi permettono di tener conto di ciò che mi succede a tutti i livelli nel corpo, nelle sensazioni, nelle formazioni mentali, nello stato di coscienza, nei comportamenti.   A mio avviso, integrandosi con la Mindfulness e aprendosi alla Compassione, il counseling contribuisce al cambiamento individuale e sociale verso un nuovo modo di realizzare la natura dell’umanità.



[1] Jon Kabat-Zinn (New York, 5 giugno 1944) è un biologo e scrittore statunitense, Professore Emerito di Medicina e fondatore della Stress Reduction Clinic e del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society presso la University of Massachusetts Medical School (https://it.wikipedia.org/wiki/Jon_Kabat-Zinn)

[2] Jon Kabat-Zinn, Vivere momento per momento, 2004

[3] Edoardo Giusti, Alberta Testi, L'Autostima - Vincere quasi sempre con le 3A, Sovera Edizioni, 2018

[4] Zani B., CicognanI E., Psicologia della salute, Il Mulino, 2000

[5] Bertini M., Psicologia della salute, Raffaele Cortina, 2012

[6] Rollnick S., Mason P., Butler C., Cambiare stili di vita non salutari, Erickson, 2003

[7] Cit. Jon Kabat-Zinn