Sono dispiaciuto.

Qualche tempo fa riflettevo sulla fluttuazione dei pensieri che si aggregano in immagini e narrazioni che poi si sciolgono e si rivelano senza senso. Prive di altro senso se non quello di prodotti più o meno casuali, o più o meno finalizzati, di pattern di attivazioni neurali.

E mi ricordo che mi si era architettata in testa, tra le altre, una breve composizione sugli stormi di uccelli che nei cieli della città danno luogo a figure che danzano e a cui non riesco a guardare senza pensare ad una qualche logica: movimenti e sovrapposizioni delle moltitudini di individui che danno luogo a quelle figure.

Credo che qualcosa di simile se lo sia detto il fisico Giorgio Parisi che pare abbia dedicato parte del suo lavoro allo studio di fenomeni massivi e caotici e ai loro effetti di insieme.

Credevo di aver fatto riflessioni interessanti, brevi ma interessanti, e credevo di averle scritte da qualche parte, ripromettendomi di farne le didascalie per future foto agli stormi.

Il tempo è passato; a lungo, non ho avuto occasione di fare quelle foto finché una sera ho alzato lo sguardo al cielo, tra i palazzi del mio quartiere, e gli stormi erano lì a danzare.

Ma lo scritto, quello, non l'ho più ritrovato. Gli uccelli hanno danzato e non so più perché li ho cercati così a lungo. Gli uccelli hanno danzato ma non lo hanno fatto per me; forse sono stato così bravo da lasciarli danzare senza costringerli.

 

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