Un pomeriggio di primavera, dopo ore davanti al computer, ho preso la macchina e la fotocamera e sono andato a sedermi sul molo laddove sfocia il canale che attraversa la campagna davanti casa mia.

Un momento di solitudine, lasciandomi sedurre e attrarre dal turbinio dell'onda e dalla risacca; un uomo in cerca di sé stesso semplicemnte per farsi compagnia. "Hey man,... che ci facciamo compagnia?" Sì, ho risposto. Mi sono risposto "Sì" per divertimento, per noia, per presunzione, per voglia di dire, per voglia di fare.

Avevo voglia di fotografare e cercavo qualcosa da fotografare ma al tempo stesso inquadravo continuamente cercando che una qualche immagine si componesse da sola nel mirino. Stavo rubando immagini? Non lo so. Forse il mare sapeva che lo stavo fotografando. Comunque ero consapevole di stare aperto a quello che veniva senza un preciso progetto in mente. Ero consapevole nel senso di sentire lo stato d'animo, non nel senso di conoscenza di ciò che stavo facendo fotograficamente: consapevole senza progetto, fotografia senza fotografo.

 

Una carezza sensuale, uno spumeggiare del piacere: una mano o una bocca che avvolge. La mano accarezza lentamente, stringe, scopre la punta. Le labbra si chiudono e si riaprono, umettano, bagnano mentre perle scintillanti scendono lungo il corpo.

E' la fotografia intima della nostalgia per un'età passata. Un'età quando anche solo la vista del mare avviava nuove fantasie e nuove possibilità. Nasconde il dolore del tempo che passa.

 

Un'onda si rompe su un masso frangiflutti.

 

E' una fotografia intima che evoca una sensazione di vertigine andando a guardare il dettaglio della schiuma, il manifestarsi delle forze che creano e distruggono bolle e gocce, bracci e lembi. Ingrandendo la foto sulla schiuma e sul confine tra la schiuma e la roccia un mondo incredibile si svela. La tensione di superficie fa si' che l'onda sembra talvolta avvolgere la roccia senza impregnarla. Solo il colore della roccia mostra che è bagnata mentre l'acqua scorre via su di essa, rotola con piacere, senza attrito, senza stridore sugli spuntoni puntuti. Questo in contrasto con il rumore della risacca che ritmicamente accompagna la scena. Guardo il dettaglio della schiuma e delle gocce che, come biglie, saltellano; viene voglia di mettere la mano e raccoglierle per farle rotolare integre sul palmo della mano.

Guardando ogni goccia si intravedono nuove bolle; guardando ogni bolla si intravedono nuove gocce: un universo di universi, un multiverso.

 

Questa fotografia, mi piace. Mi piace assai e ora mi diverte perché penso quante stronzate si possono dire e scrivere quando uno ci si mette.