Articoli sulla mindfulness
Sulla Gioia
Un’emozione che, in questo periodo della mia vita, mi mette particolarmente alla prova è la gioia. Ho difficoltà a contattarla.
La gioia è considerata uno dei sette fattori che conducono all’illuminazione e, per questo, dovrebbe essere coltivata consapevolmente. Alcuni studiosi la collocano addirittura al di sopra di altri elementi fondamentali della crescita interiore, come la fiducia, lo sforzo, la mindfulness, la concentrazione e la saggezza, e delle loro versioni più evolute, tra cui la determinazione, l’equanimità e la calma. In questa visione, la gioia diventa un elemento chiave per liberarsi da quei pensieri insistenti e dalle emozioni travolgenti che spesso ci ostacolano nella vita e nella pratica.
Con l’età adulta, la gioia ci permette di sperimentare nuovamente il senso di vicinanza e sicurezza che provavamo da bambini nei confronti delle figure che si prendevano cura di noi. Tuttavia, esiste una differenza tra la gioia pura e quella condizionata da fattori esterni come il desiderio o il successo. La tradizione spirituale distingue nettamente questi due tipi di gioia: la prima nasce da una condizione interiore stabile e non dipende da circostanze particolari, mentre la seconda è spesso legata alla soddisfazione di bisogni e aspettative. Possiamo riconoscere una gradualità in questa emozione: da un lieve senso di interesse fino a una gioia profonda e travolgente. Osservare come queste sfumature si manifestano nella nostra esperienza quotidiana può aiutarci a conoscerci meglio.
Man mano che avanziamo con l’età, diventa sempre più importante focalizzarci su ciò che è davvero essenziale vale a dire sentirci davvero connessi con noi stessi e con gli altri. Possiamo comprendere a livello razionale che tutto è interconnesso, ma farne un’esperienza diretta è tutt’altra cosa. Ci sono momenti in cui questa connessione si manifesta chiaramente: può accadere, ad esempio, quando ascoltiamo il canto di un uccello e, anziché tentare di riconoscere sulla base delle nostre conoscenze di che uccello si tratta, sentiamo, immediatamente e per un breve istante, che non esiste separazione tra noi e ciò che ci circonda. Anche una pratica di concentrazione prolungata, aiutandoci a non identificarci più soltanto con i nostri pensieri ed emozioni, può portare a sensazioni di unità, di completezza e di gioia.
La gioia ha il potere di cambiare il nostro sguardo sul mondo. Quando siamo di cattivo umore, le persone intorno a noi ci sembrano più fastidiose; al contrario, se siamo sereni, le persone ci appaiono più gentili. Questo ci fa capire quanto il nostro stato interiore influenzi la nostra percezione della realtà. Per questo motivo, esercitarsi a riconoscere e apprezzare i momenti di gioia nella vita quotidiana è fondamentale. Una pratica utile, mai sufficientemente raccomandata, è quella di ripensare ogni sera agli episodi della giornata che ci hanno dato soddisfazione o gratitudine: un piccolo allenamento che ci aiuta a sviluppare uno sguardo più aperto e positivo.
Un aspetto profondo della gioia è la capacità di rallegrarsi sinceramente per la felicità altrui, un concetto che nella tradizione buddista viene chiamato muditā. Spesso, di fronte al successo degli altri, emergono in noi sentimenti di invidia o competizione, magari in modo inconsapevole. Imparare a riconoscere la gioia degli altri e a sostenerla è un vero atto di libertà interiore. Un buon esercizio è augurare agli altri che la loro gioia possa durare a lungo, proprio come faremmo per noi stessi. Questo ci aiuta a liberarci dalle emozioni negative e a sviluppare una maggiore apertura del cuore. Allo stesso tempo, è importante riconoscere la nostra stessa gioia: se non riusciamo ad essere sereni noi per primi, sarà difficile provare sincera felicità per gli altri.