Proprio in questi giorni in cui sto preparando la presentazione per un corso MBSR, ho trovato su un noto quotidiano il riferimento ad una meta-ricerca sulla mindfulness, pubblicato su Perspectives on Psychological Science, che introduce un elemento salutare di criticità nella diffusione del movimento mindfulness. Esso sembra talvolta mosso da una pressante attività di marketing e andando oltre i limiti dell’offerta ragionevole di un metodo per la diffusione del benessere e per la prevenzione della salute sembra, secondo l’articolo, presentarsi come una terapia e un’applicazione clinica.

L’articolo sostiene che negli ultimi due decenni la mindfulness si è trasformata da argomento di indagine scientifica a sostituto della psicoterapia, a strumento di benessere aziendale, a pratica educativa ampiamente implementata nonché strumento "chiave per addestrare soldati più resilienti". Sarebbe possibile opporre alcune critiche al movimento mindfulness e alle prove empiriche che lo sostengono: disinformazione sui media e cattivi approcci metodologici nei passati studi sulla mindfulness possono aver indotto e inducono i consumatori a essere danneggiati, ingannati e delusi. Sulla base di queste preoccupazioni gli autori della ricerca discutono le difficoltà a definire i costrutti correlati alla mindfulness e hanno precisato il corretto ambito di ricerca sulle pratiche di consapevolezza; hanno inoltre spiegato fondamentali questioni metodologiche per l'interpretazione dei risultati delle indagini sull’argomento. Per far ciò, essi hanno rivisto lo stato attuale della ricerca sulla meditazione di consapevolezza, riassumendo in maniera completa le conoscenze consolidate e fornendo un programma prescrittivo per la scienza contemplativa, con particolare attenzione alla valutazione, alla formazione degli operatori, ai possibili effetti negativi e considerando anche le ricadute della tecnologia per gli studi per immagini dell’apparato cerebrale. L’obiettivo dichiarato è quello di informare gli scienziati interessati, la stampa e il pubblico allo scopo di minimizzare possibili danni, limitare ricerche poco fondate metodologicamente e limitare il flusso di disinformazione sui benefici, sui costi e sulle prospettive future della meditazione di consapevolezza.

In particolare si raccomanda di eliminare la cattiva informazione indotta da una vera e propria “montatura della mindfulness” agendo a livello metodologico su quattro punti: 

  1. a livello terminologico, i diversi possibili significati di “mindfulness” devono essere chiariti;

  2. gli studi sulla mindfulness devono essere replicabili;

  3. le applicazioni cliniche devono essere standardizzate (rese più uniformi e meglio controllate) specialmente laddove sono richieste risultati definitivi;

  4. maggior cautela nel riportare i risultati delle indagini di neuroimaging che cercano i correlati neurofisiologici delle pratiche meditative.

L’articolo conclude che soltanto con sforzi su questi fronti, si può sperare di superare le precedenti incomprensioni e i danni causati dalla diffusa “montatura della mindfulness”.

A parte la sgradevolezza di leggere di “montatura della mindfulness” (mindfulness hype), non si può che salutare con favore il richiamo alla scientificità degli studi sulla mindfulness e i suggerimenti metodologici per sviluppare in tal senso la ricerca. D'altro canto sia gli scienziati sia i praticanti non dimenticano certo che la pratica di mindfulness è per l’appunto una pratica, uno stile di vita da sperimentare e da incarnare. E mentre gli scienziati e i meta-scienziati si preoccupano giustamente di dare sistematicità ai loro metodi (misurabilità, attendibilità, replicabilità…) mi piace ricordare due maestri che illustrano l’essenza della pratica.

 

Da questo punto di vista coltivare la consapevolezza è proprio come mangiare.

Sarebbe assurdo pretendere che qualcun altro mangiasse al posto tuo; e quando vai al ristorante non ti sfami né sfogliando il menu né ascoltando il cameriere descrivere il cibo. Perché il cibo ti nutra devi effettivamente mangiarlo. Analogamente, per trarre beneficio dalla consapevolezza e capire perché è tanto preziosa devi effettivamente praticarla.

Jon Kabat-Zinn, Vivere momento per momento

 

"Anuruddha, chi non abbia mai assaggiato un mango non ne conosce il gusto, per quante parole e concetti vengano usati per descriverglielo. La realtà è conoscibile solo per esperienza diretta".

 

Thick Nath Han, La vita di Siddharta il Buddha

 

 

 

 

 

(18 ottobre 2017)