Questa estate mi hanno accompagnato due libri: Pellegrinaggi verso il vuoto di Shantena Augusto Sabbadini e La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose di Carlo Rovelli.

Il libro di Sabbadini mi è stato proposto da un amico, come me fisico e meditante, che sa della mia ricerca di risposte che la fisica forse non può dare ma a cui si avvicina sempre più. La lettura mi ha lasciato tanti interrogativi e ha rappresentato una sfida a ritrovare nella memoria i resti di studi giovanili che hanno lasciato in me la dolorosa nostalgia di un amore non corrisposto. Una domanda mi si è riproposta più volte: ma non è che certe tematiche (la relatività che pure mi aveva entusiasmato, la meccanica quantistica che avevo guardato con sospetto, la fisica delle particelle che avevo snobbato, la fisica dei campi...) mi sono passate accanto senza che io riuscissi a focalizzarne la portata filosofica? Eppure già allora ero affascinato dalla valenza esistenziale della Fisica. Purtroppo valeva anche per me il pregiudizio - coltivato da maestri e compagni - che noi "giovani" dovevamo darci dentro con la matematica, il metodo, il laboratorio e lasciare ai "vecchi", che oramai più non ce la facevano, la filosofia.

Beh ora sono diventato vecchio anche io, effettivamente le questioni filosofiche mi prendono di più e effettivamente non riesco più a seguire e a gustare, come vorrei, le questioni matematiche. Possibile che sia tutto frutto della decadenza? Possibile che a questo si riduce l'aspirazione alla saggezza? Avvicinandomi al "mio" orizzonte degli eventi1, a quando sarò sull'orlo dell'abisso, il mio tempo sta rallentando, i miei gesti stanno diventando più lenti, così il mio pensiero e così il mio parlare finché un giorno tutto si fermerà e di me resterà solo una fotografia. Ma questo lo vedono gli altri, io non me ne accorgo - o me ne rendo consapevole solo nella meditazione - e procedo spedito verso il mio destino alternando paura e disperazione alla curiosità di gettare uno sguardo oltre l'abisso e al desiderio di sapere finalmente. Sapere ciò che è al di là dello spazio e del tempo, al di là della Fisica: pura informazione che pure riesce a sfuggire. L’autore mostra l’inclinazione alla riflessione esistenziale e non fa mistero del suo interesse o, forse, orientamento spirituale verso il Taoismo; trovo nelle sue pagine forti suggestioni per una spiegazione del non-Sé (anatta) quale  visione dell'Ego come processo o, meglio, insieme di processi, che fa muovere l’uomo nel suo mondo, lo fa interagire con gli altri esseri e, al tempo stesso, lo illude della sua sostanzialità. Quanta pace e quanto insegnamento nelle seguenti parole che partono dalla visione della realtà come continuamente fluttuante in un gioco statistico, interazioni di onde di probabilità:

Il nostro corpo dunque in questa prospettiva è una sorta di figura di interferenza che si forma momentaneamente per effetto dell'interazione di un certo numero di campi infinitamente estesi. Può essere paragonato all'onda che si forma sulla superficie del mare: l'onda non è fatta da una massa di acqua ben definita che si sposta bensì è una forma emergente che si sposta da un luogo all'altro per un certo tempo, finché non si dissolve, come forma riconoscibile, in altre forme che emergono. La realtà ultima dell'onda potremmo dire è soltanto il mare: non ha altra realtà che questa. Perciò se immaginiamo l'onda dotata di autocoscienza e condizionata a cercare la propria sopravvivenza come realtà separata è inevitabilmente condannata alla frustrazione. Questo è il nostro destino come umani, come esseri autocoscienti non esistiamo ma siamo attaccati all'esistenza. La morte è la frustrazione ultima del desiderio.

Meno incline alla riflessione spirituale, anzi orgogliosamente proteso alla celebrazione della ragione e della storia della razionalità occidentale, Carlo Rovelli, autore anche delle Sette brevi lezioni di fisica, altro libro da consigliare, propone nel secondo libro (in realtà del 2014) un racconto affascinante, avvincente (da cui quasi non sapevo staccarmi) di tutta la fisica occidentale dai Fisici della Grecia antica fino ai protagonisti di oggi passando per la grande ubriacatura illuminista che, a onore del vero, l’autore cita una sola volta. Nonostante il razionalismo di cui è pervaso il racconto sembra una lunga e profonda meditazione Vipassana a cui ho dedicato con fervore la mente di principiante

Sin dal primo capitolo si trovano alcuni capisaldi che impattano a livello esistenziale e possono essere compresi ed apprezzati al di là del tecnicismo aprendo una connessione profonda tra scienza e saggezza: la conoscenza si rivela unica, non scissa. L’autore parla di accettazione della realtà così come è al di là di miti e magie, parla di inter-connessione e di condivisione di una stessa natura (atomistica) tra tutti gli esseri, di contemplazione rasserenante della bellezza della Natura. Nei capitoli successivi sviluppa i concetti basici della granularità, dell’indeterminismo e della relazionalità degli eventi di Natura.

Il mondo, in tutti i suoi aspetti, alla scala più fine possibile è discreto (granularità). Il futuro non è determinato univocamente dal passato. Anche le più rigide fra le regolarità che vediamo sono in realtà solo statistiche [indeterminismo]. Gli eventi della natura son sempre interazioni. Tutti gli eventi di un sistema occorrono in relazione a un altro sistema [relazionalità].

Proviamo a leggere qualche altro passaggio:

Non c’è realtà, nel mondo descritto dalla meccanica quantistica, senza relazione fra sistemi fisici. Non sono le cose che possono entrare in relazione, ma sono le relazioni che danno origine alla nozione di “cosa”. Il mondo della meccanica quantistica non è un mondo di oggetti: è un mondo di eventi elementari, e le cose si costruiscono sull'avvenire di questi “eventi” elementari. […] Un sasso è un vibrare di quanti che mantiene la sua struttura per un po’, come un’onda marina mantiene un’identità prima di sciogliersi di nuovo nel mare. […] Un’onda non è un oggetto nel senso che non è formata da materia che permane. E anche gli atomi del nostro corpo fluiscono via da noi. Noi come le onde e come tutti gli oggetti, siamo un fluire di eventi, siamo processi […] La meccanica quantistica ci insegna a non pensare al mondo in termini di “cose” che stanno in questo o quello stato bensì in termini di “processi”. Un processo è il passaggio da un’interazione all’altra.

Non vi ricorda qualcosa?

Ascolta, Shariputra:
questo stesso corpo è il vuoto
e il vuoto stesso è questo corpo.
Questo corpo non è altro che il vuoto
e il vuoto non è altro che questo corpo.
Lo stesso vale per le sensazioni,
le percezioni, le formazioni mentali
e la coscienza.
Ascolta, Shariputra:
tutti i fenomeni portano il marchio del vuoto;
la loro vera natura è la natura
della non-nascita e non-morte
del non-essere e del non non-essere,
della non-impurità e della non-purezza,
della non-crescita e della non-decrescita.
Questo è il motivo per cui nel vuoto
il corpo, le sensazioni, le percezioni,
le formazioni mentali e la coscienza
non sono entità con un sé separato2

La mia estate è stata una bella estate di lavoro e di riposo che ho condiviso con persone care; tra l’altro ho seguito un ritiro di meditazione Vipassana tenuto dal matematico olandese, maestro di Dharma, Henk Barendregt ed ora in questo momento di bilancio e di rassegna mi torna alla mente una meditazione mattutina in cui il mio vecchio amore per la Fisica è venuto a visitarmi:

Gli oggetti mentali interagiscono con noi?

In un certo senso si, perché sensazioni, feeling, pensieri e oggetti mentali influenzano i nostri stati mentali e quindi influenzano e generano le nostre azioni (che sono ancora oggetti mentali).

D'altro canto no, perché non c'è nessuno, non c'è alcun soggetto distinto dal complesso di oggetti e stati mentali che interagisce con il complesso stesso.

Gli oggetti mentali interagiscono tra loro, non con "noi" o con "me" e inoltre non hanno alcuna sostanzialità e quindi nulla interagisce con nessuno. C'è solo una danza di atomi e molecole come ci insegna la Fisica. Tutto a questo si riduce e possiamo ritenere la danza degli oggetti mentali come descritta dal Dharma l'altra componente della realtà "assoluta"; assoluta qui vuol dire sciolta da ogni riferimento alla concettualizzazione e all'utilizzazione ma comunque si tratta di realtà percepita perché la realtà in sé, come intesa dai filosofi, non ci è accessibile.

Ma noi dobbiamo interagire con i nostri simili e gli esseri umani si ritengono soggetti agenti. Nel mondo, per funzionare socialmente, bisogna accettare le responsabilità anzi accettare di avere la capacità di rispondere e quindi di rispondere delle cose che diciamo e che facciamo. Dobbiamo accettare di essere visti come soggetti e, relativamente a questo contesto, di interagire compassionevolmente con altri soggetti. Si tratta di una visione relativa della realtà, relativa al contesto degli uomini che ritengono di possedere un sé sostanziale.

Accettiamo così la possibilità di una dualità nelle modalità di relazionarci alla realtà e con gli altri esseri umani.

Ogni fenomeno possiede due distinti modi d'essere: quello ultimo e quello convenzionale ed apparente. La Vacuità è il suo modo ultimo, definitivo di esistere, è il modo in cui i fenomeni esistono realmente. Tutto ciò che esiste, ogni fenomeno, ha una qualità essenziale: quella di essere un evento che sorge ed esiste in modo dipendente da qualcos'altro, cioè di essere il prodotto dell'interdipendenza. Questa qualità è la Vacuità. Tuttavia, tutte le cose ci appaiono, istintivamente, come se esistessero indipendentemente, come se fossero dotate di una loro propria, autonoma, esistenza in sé3.

 

(5 ottobre 2016)

 

Questo articolo è stato pubblicato su Mondo Mindful Magazine


 

1."Un orizzonte degli eventi è, nell'accezione più diffusa, un concetto collegato ai buchi neri, una previsione della relatività generale. È definita come la superficie limite oltre la quale nessun evento può influenzare un osservatore esterno" (https://it.wikipedia.org/wiki/Orizzonte_degli_eventi). In altre parole è il confine oltre il quale non possiamo osservare alcun fenomeno. E’ evidente la suggestione con il confine naturale della morte come esperienza della coscienza individuale nella quale la scienza non riesce ad andare.

2. Sutra del cuore tradotto da Thich Nhat Hanh

3. Il sutra del cuore della saggezza di Aldo Franzoni - Centro Giang-ciub di Bergamo – canonepali.net