Ricordarsi le domande.
Le risposte poi verranno... forse.

1. Come usare un taccuino delle domande?
Ecco la prima domanda.
In questo file colleziono domande che emergono e riflessioni sulle diverse domande. Il taccuino va tenuto sempre disponibile in cartaceo e su Internet attraverso l'email o il cloud.

2. Cosa fare delle riflessioni, delle posizioni, delle soluzioni proposte dagli altri su libri, giornali, riviste, in seminari?
Assimilarle. Farle proprie se condivise. Magari darle una qualche connotazione personale e usarle. Se è possibile, se è necessario tributare il riconoscimento di paternità.

3. Quando si dice "bisogna lavorarci su" cosa si intende? Andare in psicoterapia? Andare in counseling? Sistemare cognitivamente e razionalmente la questione? Sperimentare l'essere nella questione? E come?
Con la pratica di consapevolezza.

4. Pare che Tiziano Terzani abbia detto "Fotografare vuole dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa". Cosa me ne faccio?
Forse ha a che fare con la fotografia come preghiera.
Se fotografare è interagire allora può essere preghiera. Me lo chiedo ogni volta che fotografo in una chiesa il viso della Madonna o il corpo del Cristo.

5. Il tatuaggio abbellisce il corpo?

6. È durato tanto il viaggio a Bordeaux (4 gg)? Il tempo è andato lento?

7. Titolo di Repubblica.it del 14/06/2019: “I selfie irrispettosi a Chernobyl…”. Domanda: I selfie sono irrispettosi?

8. Il Buddhismo offre cambi di prospettiva. E' comune sentir dire "Sono un cattolico non praticante"; questa espressione ha senso anche per i buddhisti? E ha senso dire "Sono un praticante senza essere buddhista"?