Sull’Arte nel fotocounseling

 

In generale una domanda che appare naturale è se i clienti devono avere talento o almeno avere qualche competenza artistica per poter fruire delle arti terapie. La risposta è sicuramente negativa perché nella maggior parte delle situazioni, lo scopo è quello che il cliente possa esprimere in forma artistica, (scenica, scritta, visiva o sonora) le proprie angosce e preoccupazioni; il fatto che una tale espressione possieda qualità estetiche, come talvolta capita, è da ritenere del tutto accidentale. 

Tuttavia in alcune situazioni (di personal empowerment - cioè autoesplorazione, autopromozione, consapevolizzazione delle proprie capacità e competenze, miglioramento della propria autostima -, ma anche di gestione del normale stress quotidiano, di elaborazione di un lutto, di educazione alla congruenza) la realizzazione di un prodotto concreto accompagnato anche dal  raggiungimento di un obiettivo estetico può  costituire un obiettivo  importante e il riconoscere e tenere nella giusta considerazione sia  la qualità del prodotto che la prestazione dell’”artista”/cliente può diventare un’opportunità

Mi sembra, sulla base del mio personale sentire, che il processo artistico ha, in proprio, un potere salutogenico: io sto bene se canto, se dipingo, se scrivo e anche meglio se sono consapevole di cantare, di dipingere e di scrivere.

Se il risultato del mio processo di realizzazione attraverso le arti ha come risultato un prodotto esteticamente valido (non necessariamente un capolavoro), questo maggiormente testimonia il mio lavoro, mi da soddisfazione e mi permette di proseguire con determinazione nell’analisi e nell’elaborazione dei miei processi mentali e delle mie emozioni; simmetricamente  “non sto poi così bene se il pubblico fugge il mio canto, non guarda i miei dipinti o non riesce a leggere i miei scritti”.

L’obiettivo dell’arte terapia dovrebbe essere sempre quello di consentire al cliente di vivere in modo attivo la propria creatività. Mi aspetto che il counseling “artistico” - per la stessa natura relazionale del counseling – possa  avere come finalità, tra le altre, quella di sviluppare e affinare la capacità del cliente di comunicare il proprio mondo interiore e quindi anche la sua competenza artistica.

Rimane comunque vero che cercare il significato e il senso in una foto tecnicamente sbagliata è un utile esercizio proiettivo e può essere comunque una via di accesso a vissuti ed emozioni nonché strumento di elicitazione del dialogo. Tuttavia potrebbe essere interessante scoprire che la fotografia è una pratica che si impara con uno sforzo accettabile e comunque dosabile sulla base delle esigenze e delle disponibilità del cliente. Esiste una ricca offerta di corsi di fotografia, sia in presenza sia online, con le finalità, le impostazioni e le tematiche più varie per andare incontro agli interessi di una variegata utenza (amatoriale e/o professionale).

La metodologia di counseling fotografico da me praticata prevede anche alcune  nozioni tecniche di base che consentono di comporre l’immagine, di dosare la luce, di scegliere gli strumenti più adatti alla rappresentazione e al messaggio che si desidera  trasmettere. Oltre all’ideazione e alla realizzazione delle fotografie, allora l’attenzione viene posta anche alle caratteristiche di linguaggio della fotografia al fine di  sviluppare un approccio consapevole alla lettura fotografica. Lo sforzo è orientato anche all’acquisizione di quelle prime tecniche e di quelle basi teoriche che avviano e concretizzano un’educazione fotografica finalizzata alla ricerca e allo sviluppo della consapevolezza e alla valorizzazione delle capacità personali; consapevolezza e capacità che possono essere utilizzate per interagire in modo produttivo, efficace e adattivo con il mondo circostante.

Corrispondentemente il counselor deve avere nell’usuale schema di competenze il “sapere di fotografia” al fine di motivare, il “sapere fare fotografia” per poter condividere l’esperienza e il “sapere essere fotografo consapevole” cioè avere uno sguardo attento, accettante e congruente al mondo da esplorare insieme al cliente.