Che facciamo quando meditiamo? Sicuramente non “meditiamo” nel senso che ci mettiamo a riflettere su questo o quel tema, su questo o quel passo di un libro. “Sicuramente”? Beh non escludiamo neanche questo ma rimandiamo ad altro momento questo aspetto.

Cosa facciamo? La risposta che mi piace di più è “sediamo e basta” ma questo può essere un po’ difficile da spiegare perciò rinvio ad altri contesti.

 

Allora?

Assumiamo e manteniamo una certa postura… nell'immobilità.

Teniamo gli occhi chiusi oppure manteniamo gli occhi aperti ma con la vista non focalizzata su alcunché.

Portiamo una forte attenzione alle sensazioni che vengono dal respiro e dal mantenere la postura.

Non ci mettiamo a pensare a questo o a quella questione, non alimentiamo i pensieri che spontaneamente ci si presentano e al tempo stesso non cerchiamo neanche di sopprimerli.

 

Possiamo notare che quando sorge un pensiero spontaneo, veniamo distratti e, a volte, ci facciamo rapire; conseguentemente le nostre percezioni corporee diminuiscono. Ponendo allora una attenzione particolare alla postura e al respiro, realizziamo una contro misura alla disattenzione e ci rendiamo conto di cosa ci distrae.

Quindi potremmo distinguere due fasi nella meditazione anche se sono fasi che si  susseguono molto rapidamente in cicli continui durante sessioni che durano 30-40 minuti.

  1. manteniamo il nostro ambiente percettivo poco interessante, costante, "poco  informativo"; gettiamo un'esca per fare emergere i pensieri spontanei (ricordi, riflessioni, proiezioni,…).
  2. la mente prima o poi si mette a vagare: ma questa mind wondering, che abbiamo in qualche modo stimolato, non viene attuata con azioni o rafforzata con altri pensieri atti a confermala o a confutarla, perché ci siamo dati delle consegne abbastanza semplici e impegnative (immobilità, non farsi coinvolgere dai pensieri e riportare l’attenzione alle sensazioni del respiro e della postura). Ci concentriamo.

 

In questo modo…

Possiamo intuire la natura dinamica dei processi mentali perché interromperli ci dà l'occasione di osservarli. Favoriamo l'ottimizzazione delle strutture cognitive per quanto riguarda gli aspetti più emotivi. Ci chiariamo la visione del mondo.