Si dice che nelle coppie che per lunghi anni convivono e condividono la loro esperienza i coniugi finiscono con l'assomigliarsi eppure, come può mostrare qualche interessante (almeno per me fotografo e fotocounselor) ricerca fotografica non si assomigliano fisicamente. Si tratta piuttosto di una qualche somiglianza nelle espressioni del volto e nella postura, di una qualche corrispondenza emotiva: sembrano "rispecchiarsi"1.

Nei primi mesi di sviluppo, il bambino comunica con l’adulto che se ne prende cura – solitamente la madre – attraverso gesti, sguardi, vocalizzi, sorrisi, pianti: si stabilisce una sorta di sincronizzazione che è, a livello non verbale, una richiesta ed un’offerta di stabilire un codice condiviso di comunicazione e soprattutto di vicinanza e di esplorazione insieme del mondo. La mamma mostra disponibilità a rispondere al bisogno di attaccamento del bambino e questo porterà allo sviluppo nel bambino di piani operativi e stili di attaccamento. Se la sincronizzazione e la rispondenza saranno state sufficientemente buone il bambino svilupperà il senso della relazione con la figura di accudimento come base sicura da cui partire, appunto con sicurezza, alla scoperta del mondo.

Grande entusiasmo - secondo alcuni eccessivo - ha suscitato la scoperta dei cosiddetti neuroni specchio in una zona della corteccia cerebrale prefrontale: questi neuroni sembrano attivarsi quando vediamo altre persone compiere gesti come se ci accingessimo noi stessi a compiere quei gesti. È stato inoltre notato che i gesti che fanno attivare i neuroni specchio sono gesti intenzionali e finalizzati; i neuroni specchio si attivano quando vediamo un nostro simile fare qualcosa per un motivo, per uno scopo, quando vediamo un comportamento significativo. Per questo i neuroni specchio sono considerati alla base dell'empatia, quella capacità di sentire il sentire degli altri "come se" fosse il nostro sentire.

"Il nostro cervello usa informazioni sensoriali per creare rappresentazioni delle menti degli altri, esattamente come usa l'input sensoriale per creare immagini del mondo fisico"

"Quindi, quando sollevo una mano che regge una tazza, potete predire a livello sinaptico che intendo bere qualcosa da quella tazza. Ma non solo: i neuroni specchio dell'area premotoria della corteccia frontale vi prepareranno all'azione del bere. Osserviamo un atto e ci prepariamo ad imitarlo. A livello più semplice, questo è il motivo per cui ci viene sete quando vediamo altri bere e per cui sbadigliamo quando vediamo altri sbadigliare. A livello più complesso, i neuroni specchio ci aiutano a comprendere la natura della cultura e come i nostri comportamenti condivisi ci leghino l'uno all'altro, mente con mente".

"Calando questo discorso in un'ottica di sviluppo, se i pattern comportamentali che vediamo nei nostri caregiver sono chiari e trasparenti, possiamo mappare [questi pattern] con sicurezza arrivando a sapere cosa accadrà dopo, integrando intenzioni di amore e cura [...] Se , all'opposto, abbiamo avuto genitori confusivi e difficili da leggere, i nostri circuiti [neurali] possono creare mappe distorte"2

Sulla base dei lavori di Stephen Porges (1998), possiamo dire che il nostro sistema nervoso valuta lo stato di minaccia o sicurezza di ogni situazione e attiva il sistema vagale e autonomo del tronco encefalico per rispondere. La risposta a una valutazione di minaccia attiva il sistema più antico di attacco/fuga o quello più recente dell’attaccamento. La risposta al senso interpersonale di sicurezza implica un avvicinamento ed una apertura del sistema percettivo. Può essere così introdotto il concetto di risonanza3 interiore come meccanismo di base della comunicazione sintonizzata tra genitore e figlio tipica dell’attaccamento sicuro4

"Un circuito neurale chiamato insula sembra costituire una sorta di super-autostrada dell'informazione tra i neuroni specchio e le aree limbiche che a loro volta inviano messaggi al tronco encefalico e al corpo. Questo è il modo in cui veniamo a risuonare fisiologicamente con gli altri - il modo in cui persino la respirazione, la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca possono elevarsi o ridursi in sincronia con lo stato interno di un altro individuo".

"Gli stati interni degli altri - dalla gioia e dal gioco alla tristezza e alla paura - condizionano in maniera diretta il nostro stato mentale [contagio emotivo]"

"La nostra consapevolezza dello stato mentale di un 'altra persona dipende da quanto bene conosciamo il nostro. L'insula porta lo stato risonante dentro di noi su fino alla corteccia prefrontale mediale, dove costruiamo una mappa del mondo interno. Quindi percepiamo i sentimenti degli altri di fatto provando i nostri. [...] Questa è la ragione, a livello cerebrale, per cui le persone che hanno maggiore consapevolezza del proprio corpo sono più empatiche"5.

È importante comunque essere in grado di distinguere il nostro stato da quello degli altri, riconoscerli in connessione senza confonderli: non dobbiamo rimanere incastrati come quei due coniugi che litigando non sanno più distinguere chi dei due è arrabbiato. Ancora il circuito della risonanza ci fornisce le giuste indicazioni attraverso "la localizzazione e il pattern di scarica delle immagini prefrontali... Un incremento nei livelli delle nostre sensazioni corporee abbinato ad un decremento nella risposta dei nostri neuroni specchio può aiutarci a capire che queste lacrime sono mie, non tue - o che questa rabbia proviene da me e non da te"6.

Gli studi di neurofisiologia, descrivendo regioni e pattern di attivazione neurale, hanno dato fondamento a relazioni importanti tra lo sviluppo dello stile di attaccamento e il conseguente approccio alle relazioni con le capacità di ascolto e di gestione dell'attenzione sviluppate con la pratica della mindfulness.

Tornando alla relazione, il modo con cui ci sintonizziamo con le nostre intenzioni reciproche ci dà un senso di intimità emotiva. Così se ci sintonizzassimo con il nostro stesso stato potremmo permetterci di diventare “i nostri migliori amici”7

Condividere gli stati mentali è l’esperienza di base presente nell’attaccamento sicuro tra genitore e bambino; la mindfulness può essere considerata come un modo per sviluppare un attaccamento sicuro nei confronti di se stessi. “Possiamo intendere la mindfulness come una forma di sintonizzazione intrapersonale che promuove la resilienza”8  cioè la capacità di mantenere alti livelli di affetti positivi e benessere in presenza di avversità.

 


1. Daniel J. Siegel (2011), Mindsight. La nuova scienza della trasformazione personale, Raffaello Cortina Ed.

2. cit 1

3. Non posso nascondere una qualche soddisfazione personale per l'uso del concetto di risonanza nel mio approccio alla fotografia: nell'arte (fotografica) la risonanza con il mondo consente la produzione e dà senso all'opera.

4. Antonio Onofri, L’attenzione. Seminario per il corso Corso Professional Mindfulness 2014-2015 del Centro Italiano Studi Mindfulness tenuto a Roma il 19 dicembre 2014

5. cit 1

6. Daniel J. Siegel (2009), Mindfulness e cervello, Raffaello Cortina Ed.

7. cit 6

8. cit 6